Il dito a martello è quella deformità nella quale l’ultima parte di un dito (falange distale) ha difficoltà a raggiungere la sua completa estensione, rimanendo in flessione.
Questo atteggiamento colpisce l’articolazione interfalangea distal ed è dovuto ad una lesione del tendine che fa estendere il dito oppure ad una frattura della parte dell’osso dove questo tendine si inserisce, modificando così il suo corretto funzionamento.
Solitamente le dita più frequentemente interessate da tale alterazione, sono l’indice e il dito medio. Questa patologia può essere causata da un evento traumatico importante, come durante l’attività sportiva, come anche da situazioni di scarsa rilevanza, quali il rimboccare le coperte.
Sintomi
Il soggetto che ne è colpito riferisce difficoltà nell’estendere completamente il dito, rendendo così difficoltoso il normale svolgimento delle attività quotidiane e, in misura minore, lamenta un danno estetico.
Il dito a martello si presenta al momento del trauma, sia esso contusivo che distrattivo, cosa che facilita l’indicazione ad un più rapido intervento medico, specializzato nella chirurgia della mano, così da evitare complicazioni della patologia. Se non trattato subito, infatti, il dito a martello può diventare una condizione cronica.
I sintomi sono comuni a tutti i traumi:
- Dolore
- Gonfiore
- Arrossamento
Cause
Il dito a martello è una deformità causata da un evento traumatico al tendine estensore, sul dorso dell’ultima parte del dito, e all’articolazione presente tra la falange distale e la falange intermedia.
Il tendine estensore che ha subìto il colpo può:
- Interrompersi
- Sfrangiarsi/Stirarsi
- Staccarsi dalla sua inserzione nell’osso.
In tutti questi casi si verifica l’immediata flessione, più o meno evidente, della III falange del dito interessato.
In alcuni casi, il dito a martello può essere provocato dalla frattura della falange, chiamata anche frattura da avulsione, in cui è inserito il tendine.
Diagnosi
La diagnosi del dito a martello è prettamente clinica: si osserva la deformità che sarà confortata poi della raccolta dell’anamnesi in cui il paziente spiegherà il tipo di trauma subìto.
La diagnosi dovrà poi essere completata dalla presa visione dello studio radiografico per verificare la presenza o meno di un distacco parcellare osseo della III falange.
Trattamento
Il tipo di trattamento che lo specialista dovrà applicare dipenderà dalla gravità della deformazione e soprattutto dalla presenza di frattura ossea.
- Il trattamento conservativo: in caso di lesione del solo tendine e con una flessione non eccessiva, trova indicazioni un tentativo incruento tramite utilizzo di un tutore di posizione in leggera iperestensione della falange distale, per circa 4/6 settimane.
- Il trattamento Chirurgico: la reinserzione del tendine è indicata nei casi in cui la flessione risulta essere marcata e altresì in presenza di un frammento osseo. I tempi di immobilizzazione con fili di Kirschner, sono comunque di 6 settimane. Importante sarà poi la riabilitazione.
In alcuni casi verranno prescritti anche dei farmaci antidolorifici e/o antiedemigeni per ridurre l’infiammazione ed il sgonfiare della parte lesionata.
Le tempistiche di ripresa possono variare sia in base alla compliance del soggetto che dal tempo trascorso dalla lesione: intervenire rapidamente aiuta a ridurre i tempi di guarigione
É sempre indicato rivolgersi ad un medico specializzato nella cura e nella chirurgia della mano che avrà le competenze necessarie per agire chirurgicamente nella risoluzione del dito a martello, oltre ad evitare che possano presentarsi delle spiacevoli complicazioni.
Lo specialista ha la facoltà di comprendere al meglio la situazione e seguire il paziente con il trattamento più congruo e adeguato alla sua situazione.
Ringraziamo per i contenuti e le tematiche trattate
Dott.ssa Vanessa Sperti, Chirurgo